Vittorio Calvi
Vittorio Calvi nasce a Sassari nel 1933 dove vive e lavora. Prende il diploma in decorazione Pittorica presso l'Istituto d'arte di Sassari. I suoi maestri sono: Stanis Dessy, Filippo Figari, Eugenio Tavolara, e Vico Mossa, che al tempo erano docenti a Sassari. La sua ricerca artistica subisce una forte influenza dalla 'Nuova Figurazione', ovvero il filone di ricerca che nasce verso la fine degli anni 50 e che assembla i principi del realismo con le nuove tecniche artistiche contemporanee.
Mostre personali
2002 - Sassari, Palazzo della Frumentaria, Antologica
2002 - Cagliari, Personale alla Galleria d'Arte Moderna 13
1997 - Sassari, Personale per Progettoarte al Palazzo Ducale
1988 - Sassari, Personale alla Galleria d'Arte 'Il Cancello'
1984 - Sassari, Personale al Palazzo Civico
1975 - Roma, Personale alla Galleria d'Arte 'Jumarte'
1970 - Genova, Personale alla Galleria d'Arte 'Il Salotto'
Mostre collettive
2006 - Sidney e Brisbane, 'Pittori italiani in Australia'
1999 - Alghero, Palazzo Comunale: Incontri di fine Novecento
1985 - Milano, Mostra di pittura interregionale
1977 - Asso - I° Premio alla Rassegna Nazionale d'Arte
1972 - Milano, Premio internazionale Il Pavone d'Oro
1971 - Genova, I° Premio, Medaglia d'oro alla Rassegna internazionale di pittura
1971 - Parigi, Invitato alla 'Exposition de la peinture italienne'
1969 - Sassari, I° Premio alla collettiva 'Arte Sacra'
1968 - Ozieri, I° Premio al 'Premio città di Ozieri'
Testo critico
'Vittorio Calvi Appartiene ad una generazione formatasi tra gli anni cinquanta ed i primi sessanta a ridosso delle esperienze informali, delle quali ha tenuto conto senza identificarsi; più tardi ha attraversato la stagione delle neo avanguardie senza farsene coinvolgere, rimanendo fedele alle ragioni della pittura, ed in una posizione in qualche modo dialogante con quella della Nuova Figurazione, tendenza che dalla metà degli anni sessanta riproponeva con varie declinazioni stilistiche una linea di continuità con la tradizione pittorica, nell'intento di opporsi alla ripresa avanguardistica contemporanea, vista come formalistica e disumanizzante. Questo fondo umanistico, di matrice lirico-esistenziale, è appunto ciò che distingue Calvi dai più recenti filoni neopittorici, che si muovono nell'orizzonte della disintegrazione post moderna dell'identità e del soggetto.
Calvi ha imboccato successivamente una strada diversa, che lo ha allontanato dalle atmosfere fantastiche, per condurlo ad una visione intrisa di pessimismo esistenziale. Se l'esigenza di un confronto col reale, non sfocia per lui in un rapporto puramente mimetico con le cose si traduce però in opere fortemente permeate dalle tensioni legate al vivere sociale.
Nelle sue tele passano rapide, quasi intraviste dal finestrino di un treno in corsa, immagini di silenziosi squarci metropolitani, di periferie livide e solitarie, di spiagge deserte o animate appena di mute presenze, di giochi infantili senza gioia: altre volte la scena si blocca sulla fissità di paesaggi urbani la cui nitida precisione ottica non produce certezze ma inquietudine e disagio. Una pittura colta, che ha saputo distillare dalle fonti più svariate - dalla lezione di Hopper all' eredità dell' informale, alle ricerche di Pittura-Scrittura a certi spunti della Pop italiana - quanto le occorreva per rendere più penetrante e sottile il malinconico disincanto che ne trapela'.
Giuliana Altea e Marco Magnani
Dal testo ''Aspetti della figurazione' 1997